Rischio sismico

Il rischio sismico è la misura dei danni che un terremoto può provocare in un dato intervallo di tempo in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti).

Il rischio sismico è determinato dalla relazione tra tre elementi:

pericolosità, vulnerabilità ed esposizione. 

La pericolosità sismica di un territorio è rappresentata dalla frequenza e dalla forza dei terremoti che lo interessano, ovvero dalla sua sismicità.

La vulnerabilità sismica è la propensione di una struttura a subire un danno di un determinato livello a fronte di un evento sismico di una data intensità.

L’esposizione al rischio si riferisce a tutto ciò il cui funzionamento può essere danneggiato, alterato o distrutto dall’evento sismico. Gli edifici, le infrastrutture, il sistema economico e produttivo, la rete dei servizi ma anche e soprattutto la vita umana.

 L’Italia è un Paese ad elevato rischio sismico per la frequenza e l’intensità dei fenomeni sismici (dovuti alle spinte compressive tra la zolla africana e quella eurasiatica) ma ancor più a causa dell’alta vulnerabilità del patrimonio edilizio e del sistema infrastrutturale.

La “Classificazione sismica” consente di attribuire un valore di pericolosità ad oggi comune italiano. Sono individuate 4 zone sismiche in base al livello di pericolosità: livello alto, medio, basso, molto basso.

 

INGV